Allestimento Acquario Marino - Parte 1

Acquariofilo fai da te

Primo articolo sull'acquario marino: la salinità 

Quando si parla d'acquario marino, la prima cosa che viene in mente è, naturalmente, che l'acqua è salata e non dolce. Partiamo, dunque, da questo importantissimo parametro chimico-fisico dell'acqua: la salinità
In pratica, la salinità corrisponde ai grammi di sali sciolti in un chilogrammo d'acqua, alla temperatura di 20 °C, che è quella standard in chimica. Aumentando la temperatura, in generale aumenta anche la quantità di sali che si possono sciogliere in quel volume d'acqua. 

Sali ho detto, non sale: non è, infatti, vero che nel mare ci sia solo il cloruro di sodio, cioè il comune sale da cucina. In realtà, ce ne sono anche tanti altri, soprattutto carbonati e solfati, che nel loro insieme danno all'acqua di mare il cattivo sapore che conosce chi per sventura ne ha inghiottito un sorso. Il "sale marino", che si trova in commercio, è cloruro di sodio estratto dall'acqua di mare e purificato con metodi chimici. Perciò, è assolutamente sbagliato aggiungerlo all'acqua dolce per cercare d'ottenere acqua di mare. A tale scopo, si possono acquistare in negozio oppure online contenitori di vario peso con tutti i sali giusti per ricreare la vera acqua di mare, a condizione di seguire le dosi esatte. Per esempio, su Amazon il costo si aggira dai 4 ai 10 euro al chilogrammo. 


La salinità s'indica con il simbolo  e, mediamente, nei mari e oceani della Terra è pari al valore 42: vale a dire che in un chilogrammo d'acqua di mare sono sciolti 42 grammi di sali vari. Esistono appositi semplici strumenti, chiamati idrometri, che ne danno una veloce lettura. 

Naturalmente, se i raggi del Sole colpiscono la superficie dell'acqua con un angolo vicino a 90°, come succede ai Tropici, oppure quando i corsi d'acqua dolce che si riversano a mare sono scarsi per numero e per portata idrica, come avviene nel mar Morto, la conseguenza è che la soluzione acquosa si concentra e la salinità cresce. L'esatto contrario succede, ovviamente, quando i raggi del Sole arrivano molto obliquamente, come ai Circoli polari, oppure quando i corsi d'acqua sono abbondanti per numero e per portata, come nel mar Nero: la concentrazione diminuisce e la salinità fa altrettanto. 

Gli organismi marini sono molto sensibili alla salinità, perché la fisica insegna che una soluzione acquosa concentrata, cioè con molte particelle di sale disciolte al suo interno, attira acqua dalle soluzioni acquose con cui entra a contatto. In pratica, questo significa che se un pesce d'acqua dolce viene messo nell'acqua marina, muore ... per disidratazione! E' un po' quello che succede anche ai polpastrelli delle nostre dita, quando stiamo a mare per troppo tempo: la pelle raggrinzisce, perché l'acqua dei tessuti è stata richiamata all'esterno del corpo. Ovviamente, l'esatto contrario avviene quando un pesce d'acqua salata si mette nell'acqua dolce: i suoi tessuti ricchi di sali attirano l'acqua dall'esterno e il pesce si gonfia fino a morire... per idropisia!


Quello che succede ai pesci si verifica anche per gli animali invertebrati, che sono il complemento d'arredo ideale in ogni acquario marino che si rispetti e cioè: spugne, cnidari (coralli, attinie e meduse), anellidi policheti, molluschi (bivalvi, gasteropodi e cefalopodi), artropodi crostacei, echinodermi (stelle, ricci e cetrioli di mare) e tunicati (salpe e ascidie). 

Per oggi, gentili lettori, è tutto. Arrivederci al prossimo articolo sull'acquario marino.  
Luigi Bertino


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