Aiuti di stato

Giusti o sbagliati?

Un tempo era di prassi comune, oggi non lo è più.
Ma era davvero sbagliato possedere o aiutare le aziende di stato ?


Qualche settimana fa ho pubblicato una riflessione sul caso Alitalia.
Oggi, rileggendola mi sono interrogato su questo delicato tema: gli aiuti di stato.

Come mio costume, all'interno di questo articolo non troverai la tipica ricerca scopiazzata o la serissima inchiesta giornalistica. Qui troverai solo il mio punto di vista.

Punto di vista scaturito da titoli dei giornali che, negli anni, mi sono passati davanti, notizie sentite in TV e chiacchiere da bar con gli amici.



Ricordo di aver fatto una solenne promessa ne "Il Blog in breve": non cederò mai alla tentazione di affrontare notizie a sfondo politico
Per questa ragione mi limiterò a spiegare l'argomento senza entrare troppo nel merito della questione.


In breve

Un aiuto di stato si concretizza quando un paese finanzia, con risorse statali di ogni tipo, un'azienda.
La legge che regolamentava questo tema, è stata introdotta nel '47 e applicata fino all'inizio secolo. La sua estinzione è avvenuta con l'entrata in vigore dell'Unione Europea

Il principio che lo ha messo al bando è la concorrenza sleale.
Ma la domanda cardine è un'altra: in passato questa pratica è stata davvero "foriera" di sventura ?

Il contesto storico

Prima di emettere giudizi affrettati è meglio spendere due parole in più.
E' meglio capire in che contesto sono stati forniti gli aiuti di stato.
Gli anni erano quelli del dopo guerra.
Parliamo quindi della ricostruzione italiana.
Periodo in cui esistevano ancora frontiere tra gli stati europei.
Ogni nazione controllava i suoi vicini in modo discreto. Parliamo degli anni delle spie che rubavano le idee di un popolo a vantaggio di un altro.
E poi erano gli anni in cui le banche emettevano nuovi prestiti con i proprio denaro ai clienti: ancora non avevano imparato a giocare in borsa con i soldi dei correntisti!

Insomma, gli anni in bianco e nero.

Lo stato prima di tutto...

Se ricordi almeno uno di questi aneddoti, vuol dire che, come me hai fatto il passaporto per andare in Francia...
Ma oggi i tempi sono cambiati.
L'avvento delle multinazionali ha stravolto gli scenari. 
Poi è nata la comunità economica europea e con un massiccio uso di tecnologia tutto è diventato più smart!

Oggi è semplice prendere un volo, andare in un altro paese e seguire su Facebook la diretta di un nostro compaesano.
Oggi appare illogico che lo stato dia un aiuto ad un'azienda o che detenga la proprietà su questa o quell'azienda.

Beh, i tempi sono cambiati, ma la domanda resta sempre la stessa: è stato giusto possedere la FIAT, l' ALITALIA, la SIP, l' OLIVETTI, l' ENI, ma anche FINMECCANICA, le POSTE, etc. ?

Ebbene si!

Oggi si chiama Telecom Italia ma un tempo era la SIP.
Sei arrivato a conoscerla? Si, e allora è probabile che siamo coetanei.
Vivevamo in quel periodo in cui lo stato (il popolo) aveva dei confini ben delineati...
Ma oggi, come ho già scritto, i tempi sono cambiati radicalmente!

Dietro gli aiuti di stato si celava un semplice ragionamento: <<questo popolo non può rimanere indietro rispetto le altre nazioniPertanto si deve investire in quello o quell'altro settore.>>

In questo modo si sono create le aziende di stato.
Alcune le ho già citate prima.


Tutte strutture pachidermiche che davano lavoro a tantissimi Italiani.
Inoltre, consentivano di aggiungere servizi e tecnologia al paese.
Guardando l'argomento da questo punto di vista è ovvio che parliamo del primo vantaggio...

Inoltre, lo stato privilegiava per legge gli acquisti presso queste aziende.

Mi spiego meglio: la pubblica amministrazione doveva comprare "prioritariamente" solo beni e servizi prodotti dal paese.
Questo significa, ad esempio, che le forze dell'ordine compravano le Alfa Romeo...le Poste compravano i computer Olivetti...l'unico operatore telefonico era la SIP...si viaggiava solo con Alitalia...
Insomma, ci siamo capiti.
Il clima era protezionistico.

Questo clima di assoluto statalismo fece da cornice al boom economico degli anni sessanta. 
E questo fu un altro vantaggio:il secondo!

Non è tutto oro quel che riluce...

Beh, per un breve periodo di tempo è stato sicuramente uno scenario positivo.
In fondo, alla lunga, avrebbe potuto anche funzionare ... su Marte!
Il problema è che parliamo di un circolo vizioso.
Mi spiego meglio. 
E' stato giusto investire nel nostro paese.
E' stato giusto far crescere il paese, è stato giusto mantenere la conoscenze tecnologiche all'interno delle nostre mura nazionali. 
E' stato giusto avviare le grandi infrastrutture: la linea aerea nazionale, l'industria automobilistica, la telefonia, l'infrastruttura energetica, i computer, gli uffici postali, l'assicurazione, etc.

Ma questo non ha avuto solo risvolti positivi.

Quello che per la classe operaia era una manna, rappresentava d'altra parte un'enorme mangiatoia per politici.
Le nomine dei dirigenti erano politiche, quindi pullulavano i raccomandati.
I dipendenti erano assunti solo se facevano da suddito al politico di turno: quindi raccomandati anch'essi.

Se volevi lavorare dovevi avere un "santo in paradiso".

E' ovvio che in queste condizioni le aziende faticavano ad essere competitive.
Non rendevi molto al lavoro? Se eri "agganciato" bene nessuno ti poteva toccare.
Le Poste, ad esempio, pur ricevendo aiuti di stato avevano sempre dei vecchi pachidermi di elaboratori. Peraltro, queste apparecchiature venivano pagate un occhio della testa perché l'azienda non poteva fare un'asta aperta a tutti (no concorrenza).

Questi grandi enti, anche se in esubero di personale, dovevano sempre tenere tutti... tanto poi a risanare i conti ci pensava "mamma Italia"!

Ad intervalli regolari avevamo quello o quell'altro colosso che minacciava licenziamenti di massa.
Scoppiava il caso politico e poi alla fine si aprivano le casse del tesoro.
In buona sostanza tutti quei dipendenti erano in un certo senso impiegati di stato.

Quali erano gli aspetti negativi ?

Una marea...
Intanto questi aiuti di stato erano una vera e propria tassa da pagare.
Una tassa utile a far lavorare masse di lavoratori.
Una tassa che però contribuiva di anno in anno all'aumento del nostro debito pubblico.
Inoltre, se i dipendenti venivano assunti per clientelismo politico, rendevano poco.
E ancora, se un'azienda veniva spalleggiata dallo stato non era una vera e propria azienda. Ti faccio un esempio: anche andando in deficit ci pensava sempre mamma stato a coprire i buchi di bilancio. 
A queste condizioni come poteva competere un'altra società sullo stesso campo e fare utili ?

Considerazioni

In tante circostante mi sono sentito dire: "Per quanti anni abbiamo mantenuto la FIAT con le diverse richieste di cassa integrazioneOggi, dopo tutto quello che abbiamo fatto, proprio la FIAT è fuori dai nostri confini"
Pensandoci bene anche io ho emesso in passato queste sentenze.
Riflettendoci a fondo, però non ne sono più tanto convinto...

In fondo la Fiat per anni è stata usata come deposito di personale scaricato da quel politico o quell'altro che dovevano mantenere un patto o avevano venduto "un posto di lavoro".

In conclusione

Gli aiuti di stato sono stati una cosa negativa: senza se e senza ma!
Ma per un certo periodo di tempo questo male era più che giustificato...

Infatti, negli anni bui tra le maglie di capitalismo, fascismo e comunismo, è stato un bene per il paese non restare indietro.
Inoltre, gli aiuti di stato hanno permesso a tantissime famiglie di andare avanti.
E ancora, per chi ha saputo cogliere l'occasione, si è creato un vero e proprio mestiere.
Andiamo avanti, meglio un impiegato all' Alitalia (pagato con il denaro pubblico) che un disoccupato pagato per non fare niente (disoccupazione o cassa-integrazione).
Infine, senza un investimento da parte dello stato negli anni settanta, chi ti avrebbe portato il filo del telefono in piena periferia ?

Insomma, io ritengo che gli aiuti di stato, in un'epoca in cui la quinta elementare era già considerata un buon traguardo, hanno aiutato tanti italiani a crearsi un futuro.
Certo, se come al solito nostro, non avessimo perso quest'occasione...
...se fossimo stati rigidi nella selezione del personale...nessun clima clientelare...acuti nelle spese...oggi probabilmente saremmo noi il locomotore d'europa.
Anzi, probabilmente Alitalia avrebbe comprato Ryanair.


Saluti e alla prossima, il tuo blogger preferito, Salvo Maugeri

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